Piazza San Francesco Pistoia
Piazza San Francesco (da molti conosciuta come Piazza Mazzini) è stata protagonista di molti avvenimenti legati alla storia della città; in antichità era un prato erboso e assunse l’aspetto attuale solo verso i primi anni dell’ottocento quando venne costruito il Pantheon, posto sul rilievo che si trova a ponente della piazza. Grazie alla letteratura locale si possono trovare testimonianze del passato: nel 1324 vi si accamparono le milizie di Castruccio Antelminelli, detto il Castracani, nel momento in cui le sue truppe vinsero contro lo storico traditore di Pistoia Filippo Tedici.
Il 26 agosto 1399 i pistoiesi di ritorno dal pellegrinaggio di nove giorni (che il 22 agosto avevano celebrato in Piazza Santa Croce a Firenze), rinnovarono in Piazza San Francesco la stessa solennità innalzando un altare alla facciata della chiesa sopra il Crocefisso di Ripalta: qui il vescovo Andrea Franchi predicò contro le lotte esaltando la misericordia e la pace. Nel 1529 invece vi si accamparono i soldati fiorentini per difendere Pistoia dalle truppe di Carlo V e di Clemente VII, questi rimasero poco a Pistoia perché dovettero tornare a difendere Firenze; la piazza venne poi occupata dalla parte panciatica prima della battaglia di Gavinana.
Nel 1734-1735 in Piazza San Francesco erano piantate le tende degli spagnoli, degli svizzeri e dei napoletani. Gli spagnoli rimasero fino al Marzo del 1786, finchè il bambino Don Carlo, che doveva succedere a Don Gastone, non venne dichiarato re di Napoli e, per i patti Ratisbona, la Toscana fu libera dalle truppe spagnole. La Toscana venne assegnata alla Francia, scambiata poi con la Lorena che era dominio di Francesco che successivamente divenne granduca di Toscana. Nel Luglio del 1789 fu rappresentato nella piazza pistoiese uno dei più grandi spettacoli che si fossero mai visti in Toscana: “la battaglia e il trionfo del gran Tamerlano imperatore dei Tartari, sopra Baiazet, nel 1401, imperator I, di questo nome, e V dei Turchi”(sembra impossibile ma era proprio questo il titolo dell giostra!). Per quell’occasione si allestì un grande anfiteatro con loggiati e sull’alto (dove poi sarebbe stata posta la parterre) si vedeva la fortezza della città di “Ancira nella Galazia”, occupata dai Turchi. Nella piazza stavano gli accampamenti e i due eserciti di fronte, oltre 600 fra fanti e cavalieri, carri da guerra, muli e cammelli carichi di attrezzi militari, insomma veramente un grande evento. Tale rappresentazione fu rinnovata nel 1791 con titolo “Liberazione e trionfo di Despina”, argomento preso dal poema Ricciardetto, l’opera letteraria del pistoiese Niccolò Forteguerri.
Il 24 di Giugno vi si accamparono i francesi guidati da Napoleone Bonaparte, scesi dall’Appennino per occupare Livorno, nel 1799 vi tornarono i francesi reduci da Napoli, diretti a Genova per far fronte agli austriaci e ai russi di Souwarow; poi gli austro-russi nell’inseguimento dei francesi in rotta, infine, ancora di ritorno i francesi con Serrurier (fuggiti dagli austro-russi) che piantarono sulla piazza “l’albero della libertà” e diedero a quella il nome di Foro Bonaparte.
Con la restaurazione, il 2 febbraio 1814, cacciato a dal popolo il presidio francese, la piazza riprese il titolo di San Francesco. Durante vari secoli questa ebbe vari nomi: “Piazza Santa Maria de Piunte” e “Piazza de’ Frati Minori“, prima del quattordicesimo secolo; “Pratum Communis” nel sedicesimo secolo; poi “Prato San Francesco“, “Foro Bonaparte“, “Piazza Napoleone” e “Piazza San Francesco“. Infine nel 1894 venne intitolata a Giuseppe Mazzini e nel 1926, anno in cui il Santo Patrono di Assisi venne proclamato Patrono d’Italia, tornò a chiamarsi Piazza San Francesco.
Un anno prima era stato inaugurato il monumento ai caduti per la patria scolpito da R. Canevari. Il progetto di riordinare e riorganizzare la piazza risaliva al periodo dell’Impero Napoleonico, ma soltanto quattordici anno dopo, nel 1826, si poteva attuare il disegno di Cosimo Rossi-Melocchi: egli voleva trasformare tutta l’area della piazza in un grande anfiteatro, ponendo sulla sommità una costruzione evocativa in onore di illustri cittadini scomparsi.
Sul rilievo, a ponente della piazza sorge il Pantheon dei pistoiesi. La costruzione è basata su un modello neoclassico e ha un prospetto robusto e solenne, come a dimostrare quello spirito che Napoleone aveva risvegliato negli italiani: la speranza di una nuova grandezza. L’ingresso si pronuncia oltre il corpo della costruzione; fra due larghi pilastri a conci regolari di arenaria mista, s’allineano quattro massicce colonne che suddividono l’estensione dell’architrave molto semplice e senza fregio. Le colonne terminano con un capitello pseudo-dorico a largo abaco ad echino (parte terminale del capitello dorico) a bacile depresso. Il timpano è decorato con due geni alati che sorreggono una corona a foglie di quercia che aumenta il deciso senso plastico di tutto l’edificio. L’interno è a forma di emiciclo coperto da mezza falsa cupola addossata al rovescio del prospetto; nel giro della sua superficie, il pittore pistoiese Bartolomeo Valiani, rappresentò nove figure di geni androgini alati che sorreggono festoni, strumenti musicali e fiori. Nel 2015 è stata collocata una targa commemorativa in memoria delle vittime omosessuali nel nazifascismo sulla parterre nei pressi del Pantheon.
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Targa in memoria degli omosessuali? Proporrei un sondaggio per sapere quanti pistoiesi ne conoscono l’esistenza. È un po’ nascosta.
Ma bene a sapersi.
Grazie a questa pagina ho capito perché piazza S. Francesco viene chiamata piazza Mazzini.
Molto bello l’articolo, sarebbe bello farlo conoscere di più.