Ghiacciaia della Madonnina Le Piastre
Salendo da Pistoia, verso l’Abetone, possiamo arrivare nella Valle del Reno e ammirare una delle poche ghiacciaie rimaste intatte nella Montagna Pistoiese: la Ghiacciaia della Madonnina. Questa struttura, probabilmente, prende il nome dalla statua che si trova al suo esterno e che raffigura la Madonna con in grembo Gesù Bambino.
Un po’di storia…
Dalla fine del Settecento all’inizi del Novecento nella Valle del Reno si producevano tonnellate di ghiaccio grazie all’acqua del fiume Reno, al freddo dell’inverno e ad un ingegnoso sistema di canali e laghi artificiali. Fu proprio grazie a questa ghiacciaia e ad altre, che sono andate distrutte, che il paese Le Piastre, località della Montagna Pistoiese, acquistò importanza diventando stazione di posta per il trasporto e il commercio del ghiaccio.
La Ghiacciaia della Madonnina è una delle poche ghiacciaie rimaste intatte e qua la produzione del ghiaccio è stata una delle più durature, dal 1700 a dopo la seconda guerra mondiale. Il momento più produttivo fu nel 1800 quando venne costruita la via Modenese e, qualche anno dopo, venne inaugurata la Ferrovia Porettana. La particolarità di questa ghiacciaia e delle altre nella Valle del Reno era che si trovavano tutte lungo la strada e questo semplificava il commercio del ghiaccio.
Per la nascita dell’industria del ghiaccio naturale nella Valle del Reno dobbiamo ringraziare il Granduca Pietro Leopoldo II di Lorena che decise di sfruttare le temperature rigide e l’altitudine del territorio per creare un commercio che faceva arrivare il ghiaccio fino in Emilia Romagna.
La produzione del ghiaccio
L’acqua del fiume Reno, attraverso dei canali, arrivava al lago artificiale che era stato costruito vicino alla ghiacciaia.
Durante la produzione del ghiaccio, le calle, quella d’ingresso e quella d’uscita che si trovavano a parti opposte del lago, venivano lasciate aperte in modo da facilitare lo scorrimento dell’acqua e la formazione del ghiaccio in superficie, dato che, avendo acqua che scorreva sotto, il ghiaccio poteva aumentare di spessore.
Intorno al lago c’era un corridoio che serviva al capolago: la persona che aveva il compito di controllare lo spessore del ghiaccio.
Una volta arrivato ad uno spessore di 20-30 cm il ghiaccio veniva spezzato con una palamina (attrezzo con un manico di legno e una punta di forma triangolare) praticando dei fori a 50 cm di distanza tra di loro e successivamente crepando il ghiaccio da un foro ad un altro attraverso un’altra palamina (fatta completamente di ferro).
Così si creavano i così detti “barconi”, lastre di ghiaccio, che venivano portati all’interno della ghiacciaia attraverso il porto, uno scivolo che riduceva il dislivello
All’interno il ghiaccio veniva sistemato lastra sopra lastra e per dividere i vari strati venivano messe delle foglie di castagno. Il materiale veniva conservato all’interno della ghiacciaia fino al commercio.
Durante il trasporto, per la vendita, le lastre venivano avvolte in iuta bagnata in modo da mantenere la propria temperatura.
Il ghiaccio, i primi anni, veniva venduto per lo più ai macellai e agli ospedali, poi con il tempo cominciò ad essere portato anche ai signori fiorentini che avevano il vantaggio di avere una piccola ghiacciaia nella propria villa, infine nel 1800 venne portato anche agli abitanti dei paesi.
La produzione del ghiaccio naturale ha segnato la tradizione del paese di Le Piastre che pochi anni fa ha perso un pezzo di storia con la morte dell’ultimo ghiacciaiolo, Giovanni Begliomini che aveva da poco compiuto 100 anni.
Struttura Ghiacciaia
La ghiacciaia della Madonnina è semi-interrata e ha una forma tronco-conica svasata verso l’alto, quindi la parte più bassa è più piccola rispetto alla parte superiore. Questo perché il ghiaccio che veniva messo sullo base della ghiacciaia era anche l’ultimo che veniva tolto e ,avendo meno quantità di ghiaccio in fondo alla ghiacciaia, c’era meno possibilità di perdere materia
La sua struttura ha un basamento in muratura e una copertura in paglia di segale. Fu realizzata utilizzando la pietra locale e ha un’altezza totale di 15,60 metri e un volume di 760 metri cubi. Io fondo è formato da pietrame sciolto ed è dotato di un sistema di drenaggio. Poste a diverse altezze, troviamo tre porte che consentivano l’accesso alla ghiacciaia a seconda della quantità di ghiaccio che si trovava al suo interno.
Il rinnovo della ghiacciaia
Nel 2012 vennero avviati i lavori di ristrutturazione del tetto della ghiacciaia, resi necessari a causa dei numerosi buchi che, con il tempo, si erano andati a formare nella copertura fatta interamente di paglia. Questo permise all’Associazione Ecomuseo della Montagna Pistoiese di aprire la ghiacciaia ai visitatori.
Lo stesso anno venne inaugurata l’installazione artistica di Leonardo Begliomini.
L’artista piastrese realizzò delle figure scolpite che raffigurano i protagonisti della lavorazione del ghiaccio. Lo scopo è quello di riportare il visitatore indietro nel tempo ripercorrendo il mestiere del ghiacciaiolo. Leonardo Begliomini, attraverso le sue sculture, cerca di mettere in evidenza le figure delle lavoratrici donne che svolgevano un ruolo importante nella lavorazione del ghiaccio naturale.
Orario Ghiacciaia della Madonnina
La Ghiacciaia apre solo su prenotazione nei seguenti orari
Da Aprile a Giugno e da Settembre a Ottobre | Luglio e Agosto |
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Sabato e Domenica | Da Martedì a Domenica |
Dalle 16 alle 19 | Dalle 16 alle 19 |
Prezzi Ghiacciaia della Madonnina
Intero | Ridotto |
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2,50€ | 2€ |
Per maggiori informazioni: Ecomuseo della Montagna Pistoiese – Tel. 800 974102
Galleria
Mappa
FONTE IMMAGINI: Lastre ghiaccio: www.laleggepertutti.it , Piantina ghiacciaia: www.progettoamphora.it, Interno tetto: www.oltrepistoia.it, Ricostruzione tetto: www.lavocedipistoia.it, Installazione Begliomini: www.lavoedipistoia.it , Immagine in evidenza: www.lavocedipistoia.it