Francesco Guccini
A Modena il 14 giugno 1940 nasce, da Ferruccio impiegato delle poste e da Ester Prandi casalinga, Francesco Guccini famoso cantautore, compositore, scrittore e attore italiano.
Francesco dopo pochi anni di vita, fu costretto a recarsi a Pàvana (frazione nel comune di Sambuca Pistoiese) con la madre a causa dell’improvvisa partenza del padre che venne chiamato alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Pàvana è un piccolo paese sull’Appennino tosco-emiliano, in cui tutt’ora Francesco risiede insieme alla moglie Raffaella Zuccari.
Molte sue canzoni attingono a questa ambientazione montanara per la grande importanza che occupa nella sua vita; infatti proprio a Pàvana dedica il suo primo romanzo “Cròniche Epàfaniche”.
La sua infanzia, come vedremo, ha molto influenzato la sua poetica.
Il padre ritornato dalla prigionia, riprese il suo lavoro a Modena, e nel 1945 Francesco torna a vivere con la madre nella sua città natale.
A Modena trascorre la sua adolescenza di cui ne ha poi raccontato in un suo romanzo intitolato “Vacca d’un cane”. Frequenta l’istituto magistrale Carlo Sigonio diplomandosi nel 1958 dove incontra il tenore Luciano Pavarotti. Per lui sono anni molto difficili perchè sente la nostalgia di Pavana, ed influenzano in modo significativo la sua formazione sia culturale cje musicale; ma in contemporanea in questo momento nascono le storie delle sue canzoni che aprono le porte verso la società e al quotidiano.
Si reca a Pesaro a lavorare in un collegio, però questo impiego termina dopo poco tempo. Successivamente ha un’esperienza presso la Gazzetta di Modena e per diversi anni ricopre il ruolo di cronista, anche se è un lavoro che non ama particolarmente in quanto lo ritiene parecchio stancante e massacrante; durante questo suo lavoro gli capita l’occasione di svolgere un’ intervista a Domenico Modugno nel 1960, questo incontro con il cantautore pugliese lo spinge a scrivere “L’antisociale” che è la sua prima canzone.
Le sue prime esperienze nel mondo della musica sono come chitarrista folk e come cantante in una semplice orchestra da balera. Nel 1958 nasce questo complesso a cui lui appartiene di nome “Urricanes” poi “Sneakers” infine “Gatti”; con gli “Sneakers” Francesco scrive le sue prime canzoni. Per due anni questo gruppo ottiene molto successo e viene impiegato durante tutta la stagione sulla riviera romagnola, suonano in tutto il Nord Italia e addirittura anche all’estero.
Nel 1961 si iscrive all’università di Bologna nella facoltà di lingue, e si trasferisce insieme ad Alfio Cantarella. Nel luglio del 1962 parte per il servizio militare, per lui è un’esperienza che lo segna in modo molto positivo; prima della partenza scrive qualche canzone tra cui “La ballata degli annegati” e “Venerdì santo”.
Nel frattempo il complesso “I gatti” nel 1964 divennero noti come “Equipe 84“.
Guccini quando torna dal servizio militare rifiuta di tornare nel suo complesso per continuare gli studi, che però abbandonerà successivamente un passo prima di arrivare alla laurea.
Nel 1967 riceve l’invito dalla casa discografica “CGD” di partecipare al Festival di Sanremo come autore della parte musicale del brano “Una storia d’amore”, la canzone però non supera le selezioni, venne però poi incisa dalle due cantanti Gigliola Cinquetti nell’album “La rosa nera” e da Caterina Caselli in “Diamoci del tu”, che sono le due cantanti scelte per interpretare questo brano durante il festival.
Nel marzo del 1967 arriva il suo primo lavoro nella carriera di cantautore intitolato “Folk beat n. 1” con un successo però molto scarso, un tratto positivo è che: in questi primi passi della sua carriera si intravedono già dei caratteristici tratti del suo stile artistico e si riscontrano temi parecchio forti come la morte, il suicidio, l’Olocausto e la guerra.
Viene anche invitato nel programma “Diamoci del tu” di Caterina Caselli nel 1967 in cui canta la sua canzone “Auschwitz“, nella stessa puntata fu anche ospite un grande cantautore italiano Franco Battiato che era ancora però un’artista sconosciuto. Per Caterina Caselli, Francesco scrive molti brani come “Le biciclette bianche”, “L’immensità”, “Una storia d’amore”, “Cime vallona” e “Incubo n. 4”.
Il gruppo “I Nomadi” è molto importante, in quanto portano al successo una delle canzoni più importanti di Francesco: “Dio è morto“; fu un brano dal testo molto importante che superò ogni confinamento ideologico al punto tale che venne persino elogiato da Papa Paolo VI.
Ritornò in sala d’incisioni l’anno successivo, pubblicando un 45 giri con “Un altro giorno è andato/Il bello”; nel frattempo però non si ferma con l’attività di autore, ma continua a comporre brani per diversi artisti come: I Nomadi, Bobby Solo, Caterina Caselli e tanti altri.
“Due anni dopo” è un album dai toni esistenziali ed inquieti che venne pubblicato nel 1970; venne accostato per le tematiche e i vocaboli utilizzati, alla poetica leopardiana, mostrandosi come un artista ancora giovane ma maggiormente maturo rispetto al lavoro dell’album precedente.
Nel 1972 con “Radici” ci fu il vero salto artistico e qualitativo di Francesco, l’argomento che fa da base nell’album è l’eterna ricerca delle proprie radici, come si può immediatamente capire dal titolo, all’interno si trovano alcune tra le sue canzoni più famose e conosciute.
“Opera buffa” invece fu un disco che venne registrato nel 1973 all’Osteria delle Dame di Bologna e al Folkstudio di Roma; in questo caso Guccini lo ritroviamo nelle vesti di un giovane spensierato e ironico che mette in luce anche le sue qualità di cabarettista.
Nell’anno del 1976 arrivò il vero e proprio successo commerciale dell’artista, è l’anno di un album che, risulterà poi tra i cinque, il più venduto dell’anno dal titolo “Via Paolo Fabbri 43“. Ci fu un cambiamento della voce che divenne più matura e sicura, invece la struttura musicale dell’LP più complessa rispetto ai precedenti; proprio per questi motivi fu un grande successo.
Guccini aprì le porte degli anni ottanta con l’album intitolato “Metropolis” in cui, la storia delle città e soprattutto il disagio della vita nella polis si intrecciano in un gioco di vicende storiche e di rimandi dal significato simbolico.
Negli anni successivi ossia tra il 1990-1999 compone canzoni riguardanti le tematiche dell’amore sovrastato dai dubbi e dalle sue negazioni.
Il nuovo secolo lo inaugurò con “Stagioni“, album che ha come tematiche i diversi cicli temporali che attraversano lo scorrere degli anni.
La Mondadori nel 2010 pubblicò un’autobiografia di Guccini “Non so che viso avesse“, che contiene anche, nella seconda parte del volume, un saggio critico curato dal professore Alberto Bertoni.
Nel 2012 ritorna in sala d’incisione cantando, la parte di testo in dialetto emiliano, “Black tarantella” nell’album di Enzo Avitabile.
La poetica
La sua poetica è estesa in una vastissima carriera musicale ed è anche molto apprezzata al giorno d’oggi da più voci e da celebri autori letterari.
Egli è solito utilizzare diversi registri linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi si possono anche trovare citazioni di grandi autori, viene toccata un’enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni morali.
Tra i suoi testi si riescono persino a tracciare le basi del suo pensiero, come ad esempio: l’uso di differenti piani di lettura, il suo esistenzialismo, il suo tono metafisico, e la sua originalità nel ritrarre personaggi ed eventi attraverso l’arte del cantare e dello scrivere.
«Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo si diceva il “movimento”. Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c’è un discorso interminabile: sull’ironia, sull’amicizia, sulla solidarietà.» (Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura 1997; Archivi Rai).
La politica
La sua vicinanza alla sinistra italiana è stata in più occasioni ripresa dalla stampa in maniera più o meno critica, in quanto egli stesso esprimerà, nella celebre “L’avvelenata“ il suo pensiero sui rapporti tra le canzoni e l’azione politica:
«Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia » (da “L’avvelenata”).
La scrittura
Nei suoi ben 20 anni da scrittore ha pubblicato diversi libri; si è interessato a diverse tematiche fra cui quelle relative ai diritti civili e all’arte del fumetto, un’altra sua grande passione, collaborando alla stesura di scritti di saggistica e narrativa.
Il cinema
L’attività nel cinema la iniziò nel 1976 ma non fu mai particolarmente intensa, coprì il ruolo di attore o anche come autore di colonne sonore. La sua prima apparizione come attore fu in occasione del film “Bologna“.
Francesco Guccini è tutt’oggi uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con quattro targhe, due premi e un Premio “Le parole della musica“, cui si aggiungono vari altri premi e riconoscimenti.
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Grazie per il generoso testo sulla persona di Francesco G. , ma non sarebbe il caso di rivederlo e correggere qualche errore che qua e là compare ?
Esempi : Gigliola Cinquetti (e non Cincuetti) ; Club Tenco (e non Clun Tenco) . Oppure correggere la frase : “fu un brano dal testo molto importante che superò ogni confinamento ideologico, venne per sino elogiata addirittura da Papa Paolo VI.” concordando l’aggettivo “elogiato” con il sostantivo “brano”, parola a cui si riferisce, e scrivere “persino” in forma unica, non divisa in due.
Forse la fretta e il correttore automatico ha fatto un piccolo scherzo a chi ha riportato il testo in internet.
In ogni caso, grazie per ciò che avete scritto di Francesco G.
Fabio Rosbuco
Dalmine (Bergamo)