Sebastiano Frosini (Frisino)

Biografia

Sebastiano Frosini nato il 6 Febbraio 1888 al numero 10 di via del Lastrone (nel cuore del centro storico) è stato un poeta del vernacolo pistoiese.

Sin dagli anni della sua fanciullezza manifestò doti di arguzia e passione per gli scherzi, che più tardi si svilupparono in un notevole senso del’humor. Inoltre dimostrò una naturale inclinazione per la musica, il canto e la poesia.

Figlio di famiglia agiata (commercianti), conseguito il diploma di quinta elementare, il giovane Sebastiano non proseguì gli studi ma imparò a suonare gli strumenti a corda, tanto bene, da divenire un apprezzato violinista.

La passione per la musica era radicata nella famiglia di Sebastiano. Suo padre Luigi, che era impresario teatrale, aveva ricevuto i personali complimenti del re Umberto I durante l’esecuzione di un concerto a Firenze.

Rimasto orfano di madre a 18 anni, Il Frosini partecipò alla Grande Guerra. Durante quegli anni morì anche suo padre. Erede di una cospicua fortuna il Frosini iniziò a lavorare nel negozio paterno e sposò Anita Ercoli Malacari dalla quale ebbe tre figli: Luigia, Armida e Luigi.

Frisino fu membro del comitato del Gatto Nero (associazione di poeti lirici in vernacolo pistoiese) di cui fu uno degli organizzatori più attivi.

Sebastiano Frosini morì a Pistoia in via Dello Specchio il 20 Gennaio del 1957.


Poesie

A testimonianza della sua attività di rimatore e poeta restano ad oggi la raccolta di sonetti E’ ‘l destinaccio ‘nfame (Pistoia, O.M. Arte Grafica, 1930); la breve lirica Nostalgie crepuscolari e Musa popolaresca, raccolta di sonetti e  poesie in vernacolo pistoiese (Edizioni Can Bianco, 1992, Niccolai Pistoia).

I versi del Frosini, apparentemente semplici e scansonati, sono ricchi di riflessioni sulla vita di tutti i giorni e sull’esistenza umana. Frisino “fotografa” con semplicità e arguzia la realtà di una Pistoia ormai passata.

La lettura dei suoi versi riconduce idealmente al tempo e ai luoghi di quando la Pistoia dei rioni era ancora lambita dal verde della campagna; dentro la cinta delle mura Frisino si rivelava, con la sua vena poetica, cultore di un modo di verseggiare tanto antico quanto caro al popolo: Il vernacolo pistoiese.

Il Frosini, bonario ed arguto  animatore della “Sala”, ha saputo fotografare e cristallizzare nel tempo alcune situazioni tipiche pistoiesi di anni or sono.


Dieci sonetti tratti da “Musa Popolaresca”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *